"Scopri il marchio", lanciata da Oxfam, incassa un altro -rilevante- successo: la multinazionale americana prende impegni importanti, che potrebbero avere ricadute decisive sull'attuale filiera
Primo successo per Scopri il marchio, la campagna di Oxfam lanciata per “premere” sulle multinazionali dell’alimentazione. PepsiCo, la seconda più grande azienda di food & beverage al mondo ha annunciato il 18 marzo di volersi “impegnare ad adottare un piano per fermare l’accaparramento di terre nella propria filiera produttiva”.
Il dichiarato stop al land grabbing giunge dopo oltre 272.000 richieste pressanti di altrettanti consumatori, che hanno firmato l’appello Oxfam e preso parte a iniziative organizzate dalla campagna.
PepsiCo ha annunciato di voler effettuare “valutazioni sociali e ambientali lungo tutta la filiera produttiva partendo dal Brasile entro la fine del 2014, per proseguire con Messico, Tailandia e Filippine”. Il Brasile, del resto, è il primo Paese al mondo per forniture di zucchero dell’azienda statunitense.
Per la prima volta, inoltre, la corporation delle bibite ha “svelato -come spiegano gli organizzatori della campagna- i suoi maggiori Paesi fornitori di olio da palma, soia e canna da zucchero, tre materie prime al centro dei fenomeni di land grabbing o accaparramento della terra”.
PepsiCo succede a Coca-Cola Company, che nel novembre 2013 aveva preso lo stesso impegno. L’altra azienda target della campagna, Associated British Food (ABF) ha di recente adottato politiche che prescrivono la necessità di ottenere un consenso libero, preventivo e informato delle comunità coinvolte in operazioni di compravendita della terra. Oxfam -fanno sapere i promotori della campagna di pressione- è vigile, allo scopo di assicurarsi che queste politiche vengano poi concretamente attuate.
PepsiCo dichiara perciò ‘tolleranza zero’ al land grabbing, elencando tra gli impegni:
1. L’adozione del principio del consenso libero, preventivo e informato nelle sue compravendite di terra;
2. La pubblicazione dei principali paesi e fornitori di olio da palma, soia e canna da zucchero;
3. La conduzione e la pubblicazione di valutazioni sociali e ambientali indipendenti nei 4 principali paesi da cui si rifornisce in America latina e Asia;
4. La futura collaborazione con governi e enti internazionali per sostenere pratiche responsabili di gestione dei diritti fondiari;
5. Il lavoro a fianco dei propri fornitori per risolvere i casi citati nel rapporto di Oxfam Zucchero Amaro, per venire incontro alle preoccupazioni delle comunità.
L’augurio è che alle ambizioni, anche commerciali, di un colosso di questo tipo possano seguire concrete ricadute soprattutto sulla filiera, e sui suoi singoli attori. Per il momento è una speranza, dato che all’impegno -ad oggi- deve ancora seguire l’azione. Ma non è poco.