Cibi che cambiano il mondo, cifre che confermano un successo. Slogan e risultati che s’incrociano per la manifestazione che ha visto fondersi, a Torino, Terra Madre -al quinto appuntamento- e il Salone del Gusto -alla sua nona edizione.
“L’edizione più bella di sempre”, l’ha definita il presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese. Se le premesse erano rilevanti -70 metri quadri di spazi allestiti, oltre mille espositori, 100 Paesi coinvolti, 220 presidi Slow Food, 6 mercati internazionali, 125 laboratori del gusto, 44 conferenze- i risultati sono stati più che confortanti. Dai padiglioni del Lingotto e di Oval sono transitati, secondo gli organizzatori, 220mila visitatori italiani e stranieri (più 10% rispetto all’anno scorso), in 16mila hanno affollato le conferenze ed 8mila studenti hanno preso parte alle attività educative. Al centro del congresso internazionale di Slow Food è stata posta l’Africa, che significa clima, biodiversità e sovranità alimentare.
Temi che 650 delegati provenienti da 95 Paesi hanno approfondito negli stessi giorni della manifestazione. Se Torino “si conferma la capitale dell’enogastronomia”, Milano resta sullo sfondo, insieme all’Expo 2015, il cui tema, teoricamente, dovrebbe coincidere con l’alimentazione. I ritardi e la discutibile programmazione dell’evento hanno definitivamente cancellato il contributo di Slow Food.
“Abbiamo già archiviato da tempo l’ipotesi di una collaborazione con Milano, per cui stiamo ragionando su cosa fare a Torino e in Piemonte. L’idea è fare un calendario di eventi che coprano i sei mesi dell’Expo”, ha ribadito Burdese in questi giorni. Impostazione che diverge da quella dell’assessore alla Cultura e al Turismo del comune di Torino, Maurizio Braccialarghe, convinto che con il capoluogo lombardo si debba e si possa “collaborare e convergere”. Incertezza che non riguarda l’evento d’ottobre di Terra Madre e Salone del Gusto: senza dubbio un successo.