A Bali, durante la conferenza ministeriale dell’organizzazione internazionale WTO – World trade organization (www.wto.org/english/thewto_e/minist_e/minist_e.htm), gli Stati membri si oppongono alle richieste del G33. Il gruppo informale di Paesi emergenti e in via di sviluppo,
A Bali, durante la conferenza ministeriale dell’organizzazione internazionale WTO – World trade organization (www.wto.org/english/thewto_e/minist_e/minist_e.htm), gli Stati membri si oppongono alle richieste del G33. Il gruppo informale di Paesi emergenti e in via di sviluppo, presieduto in questo momento dall’Indonesia, ha infatti presentato un documento per chiedere ai Governi un intervento pubblico in agricoltura e un sostentamento economico per i piccoli produttori. Vorrebbe infatti ottenere un emendamento all’Accordo sull’Agricoltura che dia ai Paesi un maggiore spazio politico, soprattutto nel sussidiare le proprie produzioni per la sicurezza alimentare oltre ai limiti dati dalle normative della Wto. L’organizzazione stabilisce infatti che solo il 10% del valore prodotto da ciascun Paese può essere sussidiato dal proprio Stato, pena la citazione al Dispute Settlement Body, il Tribunale della Wto che impone ai Paesi il rispetto delle regole del libero mercato attraverso ritorsioni commerciali. Ma, come si legge sul sito, per l’India “Sussidiare oltre 60 milioni di tonnellate di cibo all’anno significa superare il limite concesso dalla Wto”.
Chi più si oppone alla richiesta del sussidio sono gli Stati Uniti, che però investono per gli aiuti alimentari circa 100 milioni di dollari l’anno, per una popolazione di 314 milioni; l’India, che all’interno dei suoi confini conta 1,2 miliardi di persone, stanzia invece solo 12,9 milioni l’anno. Anche il Pakistan si oppone alla proposta indiana, temendo che se venissero stanziati sussidi all’esportazione di prodotti come il riso, ne risentirebbe la produzione del Basmati, il riso tipico pakistano.E anche il nostro Governo si oppone alla proposta dell’India, perché preoccupato di un’invasione di riso indiano a basso costo. Carlo Calenda, viceministro allo Sviluppo economico, intervenendo questa mattina alla ministeriale ha infatti bocciato la proposta del G33 sul pacchetto agricolo.
Come si legge sul sito www.comune-info.net, “L’India vuole solo difendere il diritto a sfamare i più poveri comprando il cibo dai propri contadini”. Nel Paese, come ha ricordato Biraj Patnaik, coordinatore della campagna indiana “Right to food” (http://www.righttofoodindia.org), il 47% dei bambini sono malnutriti o sottonutriti.
Secondo gli attivisti, la vicenda di Bali conferma l’impossibilità, non solo per l’India ma per molti Paesi, di decidere cosa è meglio per il benessere dei propri produttori e quindi dei propri cittadini. Obiettivo dei governi dovrebbe essere la sovranità politica e alimentare dei Paesi, e non le esigenze dei mercati: “sarebbe un passo avanti strategico nell’opposizione alla globalizzazione del mercato agricolo”.
“Our world is not for sale”, rete di organizzazioni e movimenti sociali che, nel mondo, si battono contro “l'attuale modello di globalizzazione neoliberale” (http://www.ourworldisnotforsale.org/), hanno scritto il 4 dicembre una lettera al Governo indonesiano chiedendo di trovare una soluzione alla proposta sulla sicurezza alimentare presentata dal G33.