Donne, per combattere la fame, una soluzione esiste, anche se spesso è trascurata, la risorsa chiave sono loro. Se in Europa abbiamo 34,7 come percentuale rappresentativa delle donne occupate nel settore primario, grazie alla cui presenza l'attenzione si è spostata dalla produzione intensiva alla tutela dell’ambiente, del territorio e alla qualità degli alimenti, in Africa e Asia le percentuali salgono a dismisura toccando rispettivamente l'80% e il 60% del totale della popolazione contadina.
Nei paesi in via di sviluppo la presenza femminile nelle campagne è fondamentale per la produzione agricola, esse sono coinvolte in tutte le fasi della produzione alimentare, svolgono la maggior parte del lavoro di semina, ripulitura, concimazione e raccolta delle principali coltivazioni che contribuiscono all’alimentazione degli agricoltori.
Il contributo delle donne potrebbe essere addirittura maggiore se le donne avessero un accesso adeguato a risorse e servizi, come la terra, il credito e la formazione, difatti, senza la terra che serve da garanzia, le donne sono tagliate fuori anche dall’accesso al credito e, senza questo, spesso non possono comprare materiali essenziali, come le sementi, gli attrezzi, i fertilizzanti o investire nell’irrigazione e nel miglioramento della terra.
La parità fra i sessi è, nel XXI secolo, ancora lontana.
In molte regioni del mondo spesso l’uomo è riconosciuto capo del fondo agricolo, in quanto capo famiglia, anche se sono le donne, a essere effettivamente responsabili della conduzione del fondo, ma non solo, l'introduzione dell'aratro in era preindustriale ha escluso le donne poiché prive dei requisiti fisici di cui quest’attrezzo necessita. Ideologie, considerazione delle donne e tecnologie del modo di produzione, hanno influenzato la cultura, che, fino ad oggi, si è mantenuta reputando la metà femminile del gruppo di seconda classe.
Il permanere di tale pregiudizio di genere ostacola l'evoluzione delle donne in campo agricolo; se nei paesi in via di sviluppo ci fosse parità tra i generi, la produzione agricola aumenterebbe e il numero di persone che soffrono la fame si ridurrebbe.
«Se vogliamo vincere in modo sostenibile la battaglia contro la fame bisogna promuovere l’uguaglianza tra i generi e ascoltare la voce delle donne a ogni livello decisionale». Così Jacques Diouf, direttore generale della Fao, cerca di spronare le generazioni nel dare fiducia alle donne, investendo così nel capitale umano e promuovendo una strategia efficace per migliorare le condizioni di salute di alimentazione e scolarizzazione dei bambini.
Si è alla ricerca di soluzioni praticabili, dall'incoraggiare le donne in Ghana ad acquistare trattori, all'esercitare pressioni sul governo filippino perché permetta di inserire il nome della moglie sui titoli di proprietà terriera.
Donne, sono il motore del cambiamento. La speranza di tutti è riconoscerlo come realtà.