Dal Guatemala all’Uganda, la rete solidale in espansione della cooperativa Shadhilly a sostegno della filiera equa.
Amilcar ha lo sguardo simpatico sotto il cappello bianco panama. Nella nostra redazione di Milano ci racconta di El Bosque, il villaggio a 80 chilometri circa da Città del Guatemala e a 1.500 metri di altitudine, dove, da sempre, si produce caffè. Quello che beviamo non è il suo, ma non se la prende. E ci racconta di come, nel 2003, lui e il gruppo di produttori coi quali lavora, stanchi di svendere il raccolto per pochi dollari al quintale, fondano una cooperativa e la chiamano “Nueva Esperanza del Bosque”. Oggi Almicar (Amilcar de Jesùs del Aguila Mejia) ne è presidente. “All’epoca molta gente pensava di emigrare, i costi di produzione erano alti, i ricavi bassi. Poi, attraverso il sacerdote Oscar Victorio Sandoval, i primi contatti con il commercio equo italiano”. Quel commercio equo si concretizza prima nella collaborazione Equoland-Mondo Solidale e con la prima visita alla comunità di El Bosque nel 2002, poi prosegue nelle Marche con Mondo Solidale. Nel 2004 il presidente di Mondo Solidale Massimo Mogiatti, visita il Guatemala e la cooperativa di Almicar; da allora inizia una feconda collaborazione, che porta in Italia, nelle botteghe del commercio equo, e non solo, il caffè di El Bosque.
Da un anno questa collaborazione si è intensificata e ha portato nuovi frutti. “Nei nostri viaggi continuavamo a incontrare produttori che ci chiedevano di poter entrare nel circuito del fair trade. Per questo motivo abbiamo deciso di dare vita a una nuova esperienza, che abbiamo chiamato Shadhilly”. Il nome è quello di una figura leggendaria legata alla scoperta del caffè, Alì Bin Omar Al Shadhilly, in molti paesi ancora considerato “santo patrono” dei coltivatori e dei consumatori di caffè. A maggio la cooperativa Shadhilly (www.shadhilly.com) ha compiuto un anno. “A fine 2013 avremo importato 5 container di caffè: 3 dal Guatemala -da El Bosque, da La Union e da Quezaltepeque- e 2 dall’Uganda”. Il caffè ugandese arriverà in Italia anche grazie alla collaborazione con Sos Missionario di San Benedetto del Tronto, con la Ong ugandese Tweyanze Development Agency (TDA) e Mondo Solidale, in un progetto coi produttori dei villaggi del distretto di Luwero. Il caffè importato da Shadhilly sarà destinato intanto alle botteghe ma non solo. “Quando importi 5 container è difficile pensare di smaltirli tutti solo con la vendita al dettaglio. Allora ci siamo rivolti direttamente ai torrefattori. Scoprendo tra l’altro delle sensibilità anche tra gli imprenditori, dove forse un po’ meno te l’aspetti”. Ad esempio con la torrefazione Pascucci di Montecerignone (Pu) che oggi acquista diversi dei caffè importati da Shadhilly. Pascucci aveva già avviato un progetto di solidarietà, in collaborazione con la Cooperativa Gino Girolomoni, con i produttori di caffè della Cooperative Cafeiere Cacaoyere du Nord Ouest (Cocano) di Port de Paix ad Haiti.
Un progetto di commercializzazione del caffè crudo coltivato e raccolto dalle famiglie contadine, con metodi completamente naturali, nel rispetto dell’agricoltura biologica.
Nell’ottica di questa collaborazione, ha chiesto a Shadhilly da un lato di curare le relazioni con il produttore e comprendere le sue necessità, dall’altro monitorare tutte le sue fasi l’importazione.“Per questo nel 2014 i container da importare saranno 6” spiega Massimo. Per quelli del 2013, “contiamo di torrefarne uno e mezzo, che finirà tutto nelle botteghe del commercio equo attraverso Mondo Solidale, Libero Mondo, Equomercato, Unicomondo ed altri partners. Una parte del caffè crudo verrà acquistato da altre realtà: dall’associazione fiorentina Tatawelo al collettivo Malatesta di Lecco, dalla cooperativa La Melagrana di Trieste all’associazione Sedimenti di Lecce”.
Il fatturato 2013 previsto di Shadhilly è di 520mila euro. I 22 soci della cooperativa hanno raccolto un capitale sociale di 65mila euro, e lavorato al piano finanziario in collaborazione con la filiale di Ancona di Banca Etica.
Grazie al commercio equo e solidale e alla garanzia di un “giusto prezzo”, la cooperativa Nueva Esperanza ha potuto strutturarsi, eseguire una parte del processo di lavorazione e gestire direttamente l’esportazione del caffè; la comunità di El Bosque ha nel frattempo aperto una sezione della scuola media, poi ampliata con una biblioteca, e un piccolo ma fondamentale ambulatorio con la presenza giornaliera di un’infermiera che, nel primo anno, ha assistito oltre 1.500 persone tra residenti e lavoratori stagionali.
Oggi la preoccupazione di Amilcar ha il colore della ruggine. “Hemila vastarix” è il nome del fungo che causa la malattia delle piante di caffè nota in Centro e Sud America come “Roya del Café”. La Roya (ruggine) è tra le malattie più temute dai cafeterelos, difficile da individuare in tempo per tentare qualche rimedio. La Roya ha fatto la sua comparsa in Guatemala nel 2012, riducendo le esportazioni. “Ma è per il 2013 che temiamo il peggio” spiega Amilcar. “Il governo stima un calo della produzione fino al 40%. Vorrebbe dire il tracollo per un Paese la cui economia dipende per il 50% dal caffè”. Per questo motivo una quota di 15 centesimi a pacchetto del caffè El Bosque di Shadhilly sarà destinata a sostenere l’emergenza legata alla Roya. E non solo. L’unico modo per sconfiggere la Roya è estirpare la pianta e sostituirla con una nuova -che però non diventa produttiva prima di 7 anni- Shadhilly e Mondo Solidale hanno lanciato una campagna di “adozione” di piante di caffè: con una donazione di 3 euro si può diventare simbolicamente proprietari di un “pezzetto” di piantagione in Guatemala, finanziando l’acquisto e la posa di nuove piante, e il loro mantenimento per i seguenti tre anni.